Tumori pediatrici, sviluppato da ACC modello predittivo per evitare la biopsia ai bambini affetti da neuroblastoma

Allo studio della Rete Oncologica Nazionale (ACC) del Ministero della Salute, hanno partecipato il Policlinico Gemelli e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, associati al network | Boldrini: «Grazie alla radiomica minore invasività e maggiore rapidità diagnostica» | De Maria: «Tecnologia di straordinaria potenzialità»

 

Roma, 18 marzo 2022 – La radiomica – interpretazione quantitativa di biommagini tramite l’utilizzo di software specifici – è anche ricerca pediatrica, finalizzata al miglioramento della qualità del percorso diagnostico e terapeutico dei piccoli pazienti.

Il Working Group di Radiomica di Alleanza Contro il Cancro, gruppo di lavoro della Rete Oncologica Nazionale fondata dal Ministero della Salute, ha infatti sviluppato, nell’ambito di uno studio congiunto che coinvolge ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – Istituti associati alla Rete – un modello predittivo per il neuroblastoma, il tumore solido extracranico più frequente nei bambini diagnosticata prima del sesto anno di vita nel 90% dei casi, con un’incidenza di circa 1/70.000 nella popolazione di riferimento.

Per definire il corretto iter diagnostico-terapeutico di questa malattia, è fondamentale studiarne specifici biomarcatori tissutali che ne descrivono aspetti biologici chiave, come l’amplificazione dell’oncogene MYCN. Queste procedure di caratterizzazione sono generalmente eseguite utilizzando frammenti di tessuto tumorale, ottenuti mediante biopsie. «Per affiancare la diagnostica tradizionale e ridurne l’invasività, ove possibile, è stato realizzato un modello radiomico che consente di predire l’esistenza di alcune mutazioni del tumore, utilizzando le immagini TAC di stadiazione di malattia» spiega Luca Boldrini, coordinatore scientifico del WG Radiomica di Alleanza Contro il Cancro. «Queste immagini – prosegue – vengono sempre acquisite nella fase diagnostica in avvio del percorso di cura del piccolo paziente e la loro analisi radiomica ci consente di trarne il massimo vantaggio, potenzialmente accelerando i tempi e riducendo anche i costi della fase diagnostica. Il modello predittivo che abbiamo realizzato grazie al grande lavoro dei colleghi del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e del Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù rappresenta il primo contributo di ricerca europeo su questa tematica e s’inserisce in un ambito di grande innovazione a livello mondiale».

Una vera e propria biopsia virtuale, quindi, che oltre a ridurre l’invasività arricchisce il tradizionale processo diagnostico radiologico di numerose informazioni quantitative che l’occhio ed il cervello umano non possono percepire o gestire ottenendo caratterizzazioni dei tessuti in esame normalmente impossibili con gli approcci tradizionali.

Secondo il Presidente della Rete, prof. Ruggero De Maria, «la radiomica è una tecnologia di straordinaria potenzialità diagnostica che stiamo imparando a sfruttare nella pratica clinica. Questo modello predittivo sviluppato dal working group di radiomica di Alleanza Contro il Cancro è un approccio particolarmente utile nell’ottica di ridurre i rischi connessi all’esecuzione delle biopsie convenzionali. Siamo certi – ha aggiunto De Maria – che l’ottimo lavoro del working group permetterà di fornire informazioni diagnostiche e prognostiche molto rilevanti in tutti i tumori solidi».

Cellule CAR-Killer contro i tumori solidi, De Maria: «Studi clinici sugli adulti entro due anni»

Roma, 15 febbraio 2022 – Si chiamano CAR-killer e sono cellule che i ricercatori del progetto Car-T di Alleanza Contro il Cancro, la Rete Oncologica Nazionale del Ministero della Salute presieduta dal prof. Ruggero De Maria, stanno sviluppando e dirigendo verso target innovativi in tumori solidi. Quest’ambiziosa porzione del progetto coordinato dal prof. Franco Locatelli, parte del più ampio programma di ricerca finanziato dal Parlamento con dieci milioni di euro – lo stesso che, come si ricorderà, ha consentito la remissione completa di giovani pazienti affetti da leucemia linfoide acuta attraverso l’infusione di un basso numero di cellule – si propone di implementare nuovi approcci a livello preclinico per estendere l’applicabilità del trattamento con cellule CAR-T a neoplasie non ematologiche, migliorando parallelamente il profilo di sicurezza ed efficacia dell’approccio.

«Parliamo di nuovi CAR (recettori chimerici antigenici) – spiega Concetta Quintarelli, coordinatrice del Working Group Immunologia di ACC e responsabile della Terapia Genica dei Tumori al Bambino Gesù di Roma, Irccs associato alla Rete, dove è basato il WG – in grado di controllare il carcinoma di polmone, pancreas, colon e dei tumori cerebrali». In questa direzione si sono sviluppate in ACC numerose progettualità che coinvolgono gli altri WG della Rete. «Lo stadio della ricerca è preclinico. Per quanto riguarda il polmone – ha precisato Quintarelli – sono stati sviluppati nuovi vettori per la terapia genica la cui efficacia viene testata sia su colture cellulari sia nei modelli animali. Soltanto al termine di un’elevata e meticolosa caratterizzazione preclinica, e dopo avere sviluppato materiale per la terapia genica avente peculiarità compatibili con il rilascio per utilizzo sull’uomo – precisa ancora la ricercatrice – si potrà passare agli studi clinici. Il lavoro che attende le centinaia di ricercatori impegnati su questo fronte è particolarmente impegnativo». Al proposito il Presidente di ACC, De Maria, ha detto che «grazie all’eccellente lavoro del gruppo coordinato dal professor Locatelli, gli studi sui tumori pediatrici saranno i primi ad essere trasferiti alla clinica. Tuttavia, è probabile che, grazie a questo programma, entro un paio di anni verranno attivati dei trial clinici anche su alcuni tumori solidi degli adulti».

Il Progetto Car-T. Una rivoluzione nel campo dell’immunoterapia per la cura della Leucemia Linfoblastica Acuta è stato lo sviluppo di linfociti T modificati geneticamente che esprimono un recettore antigenico chimerico (CAR) contro i target tumorali. Tuttavia, nonostante la loro efficacia nel curare la LLA, le cellule CAR-T sono state associate a un profilo di sicurezza non ancora ottimale. Inoltre, nell’ambito di altre patologie maligne ematologiche (ad esempio la leucemia mieloide acuta, LMA) e dei tumori solidi, l’efficacia dell’approccio è risultata limitata. Per questi motivi il progetto di ricerca CAR-T, promosso dal Ministero della Salute e sviluppato sotto l’egida di ACC, si prefigge di migliorare l’efficacia della terapia con cellule CAR-T attraverso la creazione di un network di collaborazione che unisca l’expertise delle diverse Istituzioni partecipanti. Nel team di progetto sono coinvolti 17 dei 28 Irccs attualmente associati alla Rete.

Alleanza Contro il Cancro. Ad ACC, la Rete oncologica nazionale fondata nel 2002 dal Ministero della Salute, aderiscono 28 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), INFN, Fondazione Politecnico Milano, AIMaC, Italian Sarcoma Group, Fondazione CNAO e Istituto Superiore di Sanità – che ne ospita gli uffici. La missione di Alleanza contro il Cancro è portare l’innovazione tecnologica e organizzativa dalla ricerca di base alla pratica clinica, elevando e uniformando il livello di assistenza, cura e riabilitazione dei Pazienti oncologici su tutto il territorio nazionale.

Cancro, le cure innovative al Bambino Gesù

Ecco l’immunoterapia di Alleanza Contro il Cancro

Combattere il cancro come fosse un’infezione

Immunoterapia, approcci innovativi anche per i pazienti pediatrici

Il Working Group di Alleanza Contro il Cancro impegnato in questo task fa capo all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – Coinvolti nel progetto una ventina di Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico – Determinante il lavoro di rete

ROMA, 14 dicembre 2017 – Il Working Group Immunoterapia di Alleanza Contro il Cancro (ACC), la più grande rete di ricerca oncologica italiana, si occupa della identificazione dei biomarcatori altamente predittivi di risposta ai nuovi approcci immunoterapici al fine di identificare in maniera precoce quei pazienti che ne possono beneficiare. In questo modo è possibile evitare di esporli a trattamenti potenzialmente associati ad effetti collaterali in assenza di beneficio clinico. Questo approccio consentirebbe inoltre di ridurre la spesa farmaceutica del Sistema Sanitario Nazionale per terapie ad alto costo. L’attività del working group, coordinato da Concetta Quintarelli responsabile del Laboratorio di Terapia Genica dei tumori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, si concentrerà sulla conversione dei pazienti non responsivi in responsivi con lo sviluppo di nuove terapie combinate.

L’immunoterapia è un approccio terapeutico innovativo per combattere la neoplasia alla stregua di un’infezione. Un risultato ottenibile attivando il sistema immunitario del paziente a riconoscere ed eliminare le cellule neoplastiche.

Spesso la cellula cancerogena si cela al sistema immunitario. Per renderla riconoscibile vengono infusi nel paziente dei reagenti per attivare il sistema immunitario: anticorpi e immunoglobuline che riconoscono selettivamente la cellula malata. Questi si mettono a ponte tra la cellula neoplastica e il sistema immunitario, attivando quest’ultimo affinché riconosca ed elimini la prima.

Strategie ancora più innovative prevedono la modifica genetica in laboratorio delle cellule T linfocitarie del paziente al fine di indurre la presenza nelle stesse di recettori specifici per riuscire a riconoscere un antigene espresso sulla cellula neoplastica. I recettori – chimerici antigenici – vengono di solito inseriti tramite vettori virali nella cellula T. Una volta esposti sulla sua membrana, circolano come soldati nel paziente riuscendo a riconoscere anche i siti metastatici della neoplasia stessa.

Questi approcci, estremamente innovativi nel contesto di tumori solidi, sono oggi disponibili in Italia solo presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per bambini affetti da neuroblastoma (responsabile dello studio Franco Locatelli, direttore del dipartimento di onco-ematologia pediatrica e medicina trasfusionale del Bambino Gesù). L’auspicio è che possano garantire i benefici ottenuti nel contesto di terapie applicate attualmente (principalmente negli Stati Uniti) anche alle neoplasie ematologiche linfoidi.

Il Working Group Immunoterapia di Alleanza Contro il Cancro conta 20 differenti IRCCS attivi. «Il mio compito – spiega Quintarelli – è supportato concretamente da due coordinatori, Paola Nisticò dell’IRE di Roma e Vincenzo Russo dell’Ospedale San Raffaele di Milano.  Il gruppo di lavoro è estremamente attivo e si è focalizzato nel contesto di pazienti affetti da carcinoma polmonare grazie al coordinamento con i gruppi di lavoro Polmone e Genomica. L’obiettivo è una profonda caratterizzazione dei pazienti inclusi nello studio clinico che partirà a breve nel contesto del WG Polmone per individuare laddove possibile i soggetti che beneficeranno dell’approccio immunoterapico e quelli in cui, al contrario, sarebbe auspicabile non utilizzarlo al fine di ridurre al minimo la tossicità».

Nel futuro molto prossimo il Working Group ha l’obiettivo di estendere ciò che viene svolto sul polmone a tutti gli altri contesti neoplastici di cui ACC si interessa (melanoma, sarcomi, glioblastomi, gastrointestinale), non dimenticando che oltre ai pazienti adulti vi è la forte necessità clinica di intervenire con approcci innovativi anche nel contesto di quelli pediatrici. Questo perché all’interno di ACC, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù rappresenta le esigenze di questo specifica popolazione, spesso non presa in considerazione dagli investimenti delle case farmaceutiche, ma estremamente bisognoso di ricevere cure sempre più all’avanguardia.

«Il futuro – continua – si concentrerà sulla creazione di terapie mirate e specifiche per ogni singolo paziente ottenibili solo tramite un lavoro di rete come in ACC, che coagula specialità e ricercatori di ambiti differenti. La caratterizzazione approfondita di ogni singolo paziente ci permetterà di impostare correttamente la terapia aumentandone il beneficio e riducendone al contempo la tossicità».

La professoressa Concetta Quintarelli, responsabile del WG Immunoterapia

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